10 Febbraio Giorno del Ricordo – Memoria per generare pace e non odio

“In occasione del Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 per conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati, desidero portare un messaggio di vicinanza e solidarietà a tutti gli esuli che fanno parte delle nostre comunità. Ai loro figli, ai loro nipoti, ai lavoratori e ai pensionati che hanno trovato qui da noi una nuova casa, un lavoro, un altro contesto sociale. All’abbandono di quelle terre meravigliose e a una separazione che non possiamo nemmeno immaginare quanto dolorosa, è seguita una ricostruzione che avete affrontato con il coraggio e la voglia di fare che vi ha sempre contraddistinto. Settantacinque anni fa il trattato di Parigi, assegnando alla ex Jugoslavia Zara, Fiume e gran parte dell’Istria, stroncava definitivamente ogni illusione a quanti ancora speravano di poter rimanere nelle loro case e diede l’impulso finale a un esodo biblico che in realtà era già cominciato. L’importanza di riflettere su queste tragiche vicende è sottolineata dalle polemiche e dall’animosità che ancora suscita questo argomento.
Ricordare le vittime è un atto di pietà che non può offendere nessuno e che aiuta a comprendere la complessità di quanto accaduto durante la guerra e soprattutto dopo, quando il resto d’Italia era in pace e intento alla ricostruzione post bellica. Voglio ricordare soltanto Norma Cossetto, 24enne di Visinada, studentessa dell’Università di Padova, violentata, seviziata e gettata in foiba. Anni dopo, su proposta dell’ex rettore Concetto Marchesi, militante comunista, le venne riconosciuta la laurea honoris causa. E voglio ricordare anche la piccola Marinella Filippaz, morta di freddo a nemmeno un anno, nel ’54, nel Centro di Raccolta Profughi di Padriciano, vicino a Trieste. Perché l’accoglienza dei profughi, allora, rivelò incapacità, impreparazione e perfino ostilità. Tante, troppe le famiglie padovane e polesane che hanno avuto parenti infoibati.
Ma lo scopo del Giorno del Ricordo è proprio questo: permettere alla memoria di sublimarsi in sentimenti di pace e non di odio, perché le lacerazioni provocate da quei fatti non si perpetrino nelle nuove generazioni. Ricordare significa riportare nel cuore. Un’azione a volte dolorosa, ma necessaria alla conoscenza dei fatti, anche per evitare che dietro la ricerca di una presunta memoria condivisa si nascondano pericolose sovrapposizioni. L’Europa, che con gli esuli istriani e dalmati si è rivelata matrigna, sta dimostrando di fronte alla pandemia una nuova compattezza. In questo giorno, il ricordo della sofferenza può essere fonte di pace e di ritrovata fiducia.”

Il Segretario Generale
  Samuel Scavazzin