Disoccupati, record di assegni nel padovano. A pagare la crisi sono soprattutto gli over 40.

Sindacati in allarme. “Oggi chi perde il posto fa più fatica a ritrovarlo”.

I sindacati provano a spiegare perchè Padova è la prima provincia per riconoscimento dell’assegno del lavoro e perchè sono tanti i disoccupati non più giovanissimi.

“L’aumento degli assegni registrato nel 2022 e il fatto che Padova sia in testa a questa classifica, dimostrano una cosa che come sindacato abbiamo già percepito da tempo: stiamo lavorando di meno rispetto agli anni precedenti”, spiega Antonella Franceschin, referente Inca Cgil.

“In parte perché durante la pandemia erano stati bloccati i licenziamenti, ma ancora di più perché, secondo noi, chi perde il lavoro oggi fa molta fatica a ritrovarlo”.

Nel 2019 c’erano meno disoccupati, ma non significa per forza che ci fossero più persone stabilizzate: “Prima il tour de force dei lavoratori che perdevano l’occupazione e la ritrovavano, era molto più veloce di oggi. Significa tanti contratti frazionati e spezzettati, ma adesso, quando si interrompe il rapporto di lavoro, l’interruzione dura a lungo”.

Questo porta i nuovi disoccupati a guardarsi attorno, magari alla ricerca di un corso di formazione per essere più competitivi sul duro mercato dell’occupazione.

“Non si tratta di persone che decidono, avanti con gli anni, di formarsi – aggiunge la sindacalista – ma di lavoratori che giocano anche questa carta pur di trovare lavoro. Mentre prima questo percorso nemmeno veniva iniziato perché il lavoratore trovava velocemente un’altra occupazione”.

“Si tratta delle persone che fanno più fatica a rimettersi in corsa – conferma Francesca Pizzo della Cisl – Il giovane ha vantaggi competitivi più elevati, mentre gli over 40 e, soprattutto, gli over 50, pur avendo accumulato più esperienza, non riescono a rimettersi in gioco: oggi alcune professionalità cambiano radicalmente nel giro di pochi anni; senza contare l’urgenza digitale delle lingue straniere.

La Franceschin dice basta alla retorica di alcuni imprenditori: “Nessuno ha voglia di lavorare”.

“La vera domanda da porci è a che condizioni cercano lavoratori – scandisce – Ad esempio un giovane che deve ancora finire la scuola e vuole lavorare come stagionale a Jesolo – caso comprovato – ha ricevuto come proposta 10-12 ore al giorno, dormendo in uno sgabuzzino a 4 euro all’ora. Oppure ad una ragazza, è stato proposto un lavoro a 15 km da casa a 3,50 euro all’ora: finiva per rimetterci. Allora attenzione a parlare di lavoratori sfaticati, consideriamo anche l’ipotesi di lavori offerti a compensi irrisori che offendono la dignità”.

Leggi anche l’articolo con i dati commentati dal direttore dell’ENAIP Giorgio Sbrissa