Investimento per giovani e reddito

Il segretario Scavazzin: “Da noi salari under 30 in salita ma sono i più bassi”

ROVIGO – Investimenti per rilanciare l’occupazione dei giovani e il reddito dei polesani. Samuel Scavazzin, segretario della Cisl analizza i dati socioeconomnici del polesine. “In controtendenza rispetto al resto del Paese, dove il reddito medio dei contribuenti under 30 ha conosciuto addirittura una flessione dopo la pandemia, in Polesine la media è salita progressivamente, ma resta comunque bassa. I dati del Caf Cisl Padova Rovigo sui 730 dimostrano che i redditi medi degli under 30 polesani sono passati da 10.925 euro del 2017 a 14.318 del 2020 (dichiarazioni 2021), passando dai 12.293 del 2018 e dai 13.819 del 2019. Un aumento che non consente comunque di fare grandi progetti per il futuro, di accendere un mutuo o pagare un affitto o di programmare la nascita di uno o due figli. Stanno un po’ meglio gli over 65, che comunque hanno visto il loro reddito pressoché stazionario dai 17.783 euro del 2017 ai 17.810 del 2020”.
Non consolano i dati di una recente indagine della Fondazione Corazzin per la Cisl Veneto, che prende in esame i salari medi equivalenti che rivela disparità notevoli tra territori, fasce d’età e genere. “Risulta che non solo il Veneto è penalizzato rispetto alla media nazionale, con 600 euro in meno, ma Rovigo è l’unica provincia veneta sotto i 30mila euro. A livello regionale, i dipendenti a tempo pieno tra i 60 e i 64 hanno incassato nel 2020 39.134 euro, quasi 10mila in più dei loro colleghi tra i 30 e i 34 anni, mentre il gap di genere di attesta sui 5mila euro. Il parametro lascia capire come le figure più fragili, con contratti discontinui, siano ulteriormente penalizzate”. Per il segretario Cisl allora “non c’è da stupirsi se i giovani, soprattutto i più intraprendenti e talentuosi, cercano un futuro altrove. O se rimangono intrappolati in una indefinita gioventù. Non c’è da stupirsi se il Polesine continua a perdere abitanti: quasi un migliaio solo nei primi cinque mesi dell’anno. Un fenomeno che prosegue incessantemente dal 2013”. Per invertire questa tendenza “dobbiamo rilanciare gli investimenti pubblici e privati per favorire l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, riprogrammare il sistema formativo, rendere l’apprendistato una vera opportunità per i ragazzi e per le aziende. Molto può essere fatto a livello locale, anche con i fondi del Pnrr. Ma va fatto subito”.