È scattato l’assalto ai Caf 700 telefonate al giorno per accedere ai contributi Famiglie in difficoltà

È assalto ai Caf: i contributi del Governo sono indispensabili per arrivare a fine mese. Nelle prime settimane del nuovo anno le famiglie si precipitano a presentare l’Isee, necessaria ad accedere a qualsiasi risorsa prevista per chi vive un disagio economico. Solo negli uffici della Cgil i numeri sono da capogiro: «Stiamo ricevendo circa 700 telefonate al giorno per richieste di appuntamento e, da inizio anno, abbiamo già fissato 8 mila incontri nei nostri uffici e abbiamo prenotazioni fino a marzo», riferisce Lisa Contegiacomo, amministratrice delegata del servizio fiscale della Cgil.
Numeri significativi anche per i Caf della Cisl: appuntamenti presi già da dicembre; nelle cinque postazioni in piazza Conciapelli si ricevono in media 80-100 persone al giorno nelle otto ore di apertura quotidiana. Da inizio gennaio gli appuntamenti sono stati 2.200, l’anno prima nello stesso periodo erano stati 1.900 per un totale di 21.702 domande nel 2023. «La situazione è simile a quella dell’anno scorso» continua Contegiacomo «questo è sempre un periodo in cui c’è il cosiddetto “assalto”: nel 2023 in totale abbiamo gestito 27.500 domande Isee e l’80% delle pratiche riguardavano l’assegno unico, la cui domanda scade ogni anno a fine febbraio – quest’anno il 29 febbraio – se mantieni la domanda senza apportare modifiche rispetto all’anno prima. Se invece presenti l’Isee dal primo marzo al 30 giugno, puoi chiedere gli arretrati in ritardo; se infine la fornisci dal primo luglio, allora è una domanda nuova».
Quello che sembra cambiare quest’anno però è la velocità di presentazione della domanda: «In generale tutte le richieste arrivano a inizio anno per paura che scadano», continua l’amministratrice delegata, «noi stessi abbiamo abituato gli utenti a venire subito, tant’è che abbiamo cominciato a ricevere dall’8 gennaio. Non è aumentata la platea delle persone – che restano tutte le famiglie che hanno figli –, semmai quest’anno abbiamo notato una certa fretta perché le famiglie hanno paura di non ricevere i contributi in tempo: è evidente che queste risorse sono necessarie alla sopravvivenza e che sono conteggiate insieme ai redditi, pertanto una sospensione, anche se temporanea, magari di un solo mese, mette in crisi l’economia quando c’è da far fronte alle spese. Immaginavamo una corsa iniziale, del resto ad aprile inizia poi la partita delle dichiarazioni dei redditi e per noi è importante non andare in sovrapposizione con la campagna fiscale».
Quest’anno c’è anche la nuova formula dell’assegno di inclusione che dovrebbe sostituire il reddito di cittadinanza, ma che si presenta con numeri piuttosto bassi perché ha termini molto restrittivi: «Contiamo meno di 700 domande», conferma Contegiacomo, «numeri esigui, benché importanti rispetto alla tenuta economica delle famiglie. Per questa domanda saremo pronti da metà febbraio perché vogliamo attendere gli applicativi e chiarire la normativa con le circolari ministeriali: ci prendiamo più tempo per formulare correttamente le domande. Ma ripeto, saranno piccoli numeri perché nemmeno la perdita del lavoro è sufficiente per avervi accesso. Servono un Isee molto basso, un conto corrente limitato, la sola abitazione principale e un portatore di handicap in famiglia».
«L’Isee», commenta Samuel Scavazzin, segretario generale della Cisl, «è uno strumento imprescindibile per accedere a qualsiasi contributo, dall’assegno unico ai bonus, dunque è fondamentale per chi chiede delle prestazioni. È un passaggio obbligatorio per gli aiuti delle bollette, nell’istruzione, nella sanità e in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo, le famiglie del nostro territorio contano su queste risorse. È un bene per lo stato sociale, ma è un male per l’indice di povertà della società perché sottolinea le fragilità economiche delle famiglie. Da sempre sono convinto che l’assistenzialismo debba essere il primo passo, ma è il lavoro che fa la differenza e nella nostra provincia è inaccettabile che, a fronte della necessità di personale, non si trovino lavoratori competenti perché il Governo non investe a sufficienza nella formazione». —