«Basta morti e infortuni»: il primo maggio in piazza dei Signori a Padova

«Lavoro sicuro, la nostra è una protesta non una festa». È il tradizionale appuntamento di Cgil, Cisl e Uil a riempire con più di 500 persone piazza di Signori. Oltre ai rappresentanti istituzionali sul palco sono saliti tre cittadini, tra cui Federico Merlin, di Monselice, che ha raccontato com’è cambiata la sua vita da quando il padre ha subìto un gravissimo infortunio sul lavoro. In prima fila, davanti al palco, il decano della manifestazione Danilo Pittarello,90 anni portati benissimo, arrivato in bici dall’Arcella :« Purtroppo vedo pochi giovani – ha spiegato l’ex dipendente dell’Amniup – Evidentemente sono andati tutti al mare. Peccato. Senza giovani militanti si mette a rischio il futuro della società e dello stesso sindacato». Applausi per tutti i tre segretari: «Il lavoro non deve essere morte – ha detto Samuel Scavazzin della Cisl – Non c’è lavoro vero se non c’è sicurezza». «Sono passati 7 anni da quando, come segretario generale, sono venuto in questa piazza a parlare di salute e sicurezza – ha sottolineato il numero uno della Cgil Aldo Marturano – Purtroppo non è cambiato nulla. Il governo solo adesso si è mosso per mettere nuove risorse. Le regole ci sono, ma non vengono rispettate e applicate. È arrivata l’ora di punire severamente gli imprenditori che sbagliano. Non solo il lavoro non è sicuro, ma è anche poco remunerato. I salari sono troppo bassi». Il segretario della Uil Massimo Zanetti ha ricordato il pensiero dell’ex presidente della Repubblica Luigi Einaudi, che diceva che senza etica non c’è vero sviluppo economico ed ha anche ricordato che in tutta la provincia di Padova, con 100 mila imprese, gli ispettori sono solo 43.
Molto apprezzati anche gli interventi di Andrea Micalizzi, don Luca Facco e Antonio Parbonetti. «Nel 2024 in provincia di Padova le croci bianche sono state 16 – ha osservato il vicesindaco – Per la sicurezza si fa ancora troppo poco. I salari e gli stipendi non sono dignitosi. Negli ultimi 30 anni in Italia, rispetto al potere d’acquisto, sono cresciuti solo dello 0,36%. Una vergogna». Anche don Facco ha ricordato i referendum dell’8 ed il 9 giugno: «Perché il voto è uno strumento fondamentale per la vita democratica». Mentre il prorettore del Bo ha parlato, con un tono molto duro, dei bassi stipendi che oggi ci sono sia nel pubblico impiego che nelle aziende private. Dopo i comizi, una delegazione della Filcams, guidata dalla segretaria Marquidas Moccia e dell’Udu, coordinato da Marco Nimis è andata a portare 200 rose rosse alle persone al lavoro nei negozi del centro.