Primo Maggio 2025, Rovigo – Morte alla Coimpo, il papà di una vittima parla della sicurezza

Carlo Bellato invitato dai sindacati in piazza: «Se manca, bisogna ribellarsi»

ROVIGO
«Nicolò lavorava in ufficio e come i tre operai deceduti, tutti erano all’oscuro di quello che stava accadendo: alla Coimpo non c’era sicurezza». Con questa testimonianza, Carlo Bellato, padre dell’impiegato che il 22 settembre 2014 morì sul luogo di lavoro per prestare soccorso all’autista Giuseppe Baldan, dopo che dal monitor in ufficio l’aveva visto accasciarsi a terra, ha dato un chiaro esempio di ciò che deve significare “Uniti per un lavoro sicuro”, il motto scelto dai sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil per celebrare la Festa dei lavoratori. Bellato ha perso il suo unico figlio e gli altri familiari investiti dalla stessa tragedia non hanno più avuto un padre, un marito, un fratello, senza ricevere ancora un solo euro di risarcimento. Così nella manifestazione a Rovigo, Carlo Bellato ha accusato dal palco in piazza Matteotti «la brama di profitto da parte dei datori di lavoro, che non avevano messo nessuna sicurezza: bastava un sensore per rilevare i fumi dell’acido solforico. Ma la sicurezza lì non sapevano neanche cosa fosse». «Quando non sono a disposizione i dispositivi di sicurezza – ha concluso – bisogna ribellarsi, avvisare il datore di lavoro delle mancanze e andare dai sindacati. Si parte così, un po’ alla volta, per arrivare a “morti zero” sul luogo di lavoro».
 
LE RIFLESSIONI
Aperto dalla musica del duo “Fermati, Coniglio!”, il 1° maggio a Rovigo ha dato voce a chi ha vissuto il dramma della morte sul lavoro, e ha mescolato canzoni e riflessioni. Samuel Scavazzin, segretario generale territoriale della Cisl, ha citato Papa Francesco – «Il lavoro è un modo per realizzare la propria dignità e coltivare la speranza» -, e ha ribadito l’importanza tanto della formazione – «È la chiave per la prevenzione e per diffondere la cultura della sicurezza a tutti i livelli» -, quanto dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, per declinare le misure di protezione e prevenzione in ogni impresa. Ha partecipato alla manifestazione anche il sindaco di Rovigo, Valeria Cittadin, invitando a non fermarsi mai sui temi della formazione e del lavoro: «Si sta presentando una crisi importante e ogni giorno ricevo nel mio ufficio persone che cercano lavoro – ha detto -. C’è bisogno di essere uniti tra istituzioni nelle politiche attive per l’occupazione, per far incontrare domanda e offerta». Dal consigliere provinciale Edoardo Lubian una riflessione su lavoro, diritti e sicurezza, affinché il lavoro sia «sano e giusto». «Nel 2024 in Polesine sei infortuni al giorno e una vittima sul lavoro», ha ricordato il segretario generale della Cgil provinciale, Pieralberto Colombo, citando il presidente Sergio Mattarella per dire “No” all’assuefazione alle continue notizie di incidenti, e attaccando il governo Meloni: «Basta annunci e propaganda». Meglio, piuttosto, «pene più severe, come deterrente», e investire sulla formazione e affinché la sicurezza sul lavoro sia materia scolastica «perché entri nel Dna dei lavoratori e imprenditori di domani». È fondamentale, inoltre, «rafforzare con una campagna straordinaria di assunzioni gli organici degli enti preposti alla prevenzione e vigilanza: oggi, chi non vuole salvaguardare salute e sicurezza, sa bene che con gli attuali organici, nonostante il grande impegno, vedrà la sua azienda visitata ogni 15-20 anni». Continua, poi, la battaglia dei sindacati confederali per intervenire “a monte”, e cioè contro la precarietà del lavoro e sul lavoro povero e sfruttato. Prima di lasciare il palco per il finale in musica con la Reggatta the band, il coordinatore territoriale della Uil Gino Gregnanin ha lodato Uisp e Fiab per l’iniziativa “In bici sulle strade di Velia e Giacomo Matteotti”, che ha contato una trentina di partecipanti, e quindi ha concluso: «Non dobbiamo abbassare la guardia: la lotta e l’impegno devono essere al massimo per contratti migliori, stipendi più adeguati, pensioni più dignitose e per la sicurezza. E soprattutto per raggiungere la meta “zero morti sul lavoro”. Perché il lavoro sia un inno alla vita».