Il lavoro estivo va ripensato

Sindacati e categorie: “Aprire un tavolo per riflettere sui cambiamenti climatici in atto”

ROVIGO – “Un caldo così non si vedeva anni”: è la classica frase che, puntualmente, ricompare a giugno tra esperti meteorologi e previsioni bollenti. Negli ultimi giorni sembra essere più fondata del previsto, e ce se ne è accorti,
specie nel ribollente Polesine che non accenna a far scendere il termometro. A fare i conti con la morsa lavica delle temperature, tutti, ma proprio tutti; dagli asfalti alle travature della Torre Eiffel, passando attraverso i sanpietrini incandescenti di Roma, fino a chi ha la schiena esposta al sole, tra braccianti agricoli, impiegati nei cantieri edili e quelli che si espongono quotidianamente ai raggi solari nelle mansioni all’aperto.
Corsa ai ripari in tutta Italia, e dopo le 18 città che si appuntano il bollino rosso (alcune già dal 26 giugno scorso, come Bologna, Bolzano, Brescia, Firenze, Perugia e Torino) non è tardata la risposta del presidente della regione Veneto, Luca Zaia che ha parlato di “salvaguardare la salute che viene prima di tutto” firmando l’ordinanza che vieta il lavoro all’esterno nelle ore più critiche.
Molti i suggerimenti del provvedimento che entra in pieno vigore da oggi fino al 31 agosto e impone, negli opportuni distinguo evidenziati, il divieto di svolgere attività lavorative all’aperto tra le 12.30 e le 16.
Immediata la ricezione polesana, in un territorio – va ricordato – in cui l’attività di raccolta agricola è particolarmente intesa in questi mesi: fronte condiviso quello sindacale, più variegato quello delle associazioni di categoria.
Alex Saggia, dell’Associazione nazionale costruttori edili di Rovigo, specifica: “L’imposizione dello stop è vincolata esclusivamente nelle aree del Veneto in cui, secondo i dati scientifici aggiornati tempestivamente dal portale ‘Worklimate’, viene rilevato un livello di rischio ‘alto’. L’impegno dell’ordinanza è condivisibile – spiega – va ribadito però che le nostre imprese già oggi effettuano misure per calmierare l’esposizione al sole e lo stress derivato. Rimangono delle criticità legate a orari, modalità e accorgimenti del provvedimento che andremo a sciogliere nelle riunioni con l’amministrazione territoriale”.
Riporta l’attenzione alla condizione del lavoratore, il segretario Cgil Rovigo, Pieralberto Colombo: “E’ da ripensare il lavoro estivo. Dobbiamo fare un ragionamento non più emergenziale ma strutturale. Da molti mesi, infatti, sapendo che le stagioni sono queste, visti i cambiamenti climatici innegabili, insieme alle altre organizzazioni sindacali abbiamo spinto per l’uscita di questa ordinanza. Nelle aziende del territorio dove siamo presenti con i nostri delegati, non abbiamo registrato episodi di malessere legati al caldo di questi giorni, tuttavia, ci sono stati segnalati presunti casi, in particolare nell’ambito edile e stradale, e su quanto fare in caso di malore o no”.
Per la Cisl, il segretario di Padova-Rovigo, Samuel Scavazzin, commenta: “Apprendiamo l’ordinanza con favore, risponde a sollecitazione date dai sindacati alla regione. L’emergenza che stiamo vivendo, tuttavia, impone di ragionare in maniera diversa e deve esser uno stimolo in più per non far passare tempo”. E lancia l’appello: “Occorre ragionare tutti insieme, politici, sindacati, associazioni e lavoratori, per capire il miglior mix pe la protezione e il lavoro, nelle migliori condizioni, partendo dal basso, stando vicino alle aziende”.
A fronte di questo si leva l’altolà di Confartigianato Polesine: “La tutela della salute è una priorità che condividiamo pienamente – afferma il presidente Marco Campion – ma non si può ignorare l’impatto concreto che queste sospensioni avranno sull’organizzazione e sui costi delle imprese. In Polesine operano 8.274 aziende nel settore costruzioni, di cui 3.122 artigiane: il 37,7% del totale. Interrompere i lavori nelle ore centrali significa dover riorganizzare completamente i cantieri, con inevitabili rallentamenti”. Nuove visioni e meno emergenza, ribadisce: “Non possiamo affrontare ogni estate come se fosse un’eccezione. Serve una strategia che tuteli i lavoratori,
ma che garantisca anche la sostenibilità operativa delle imprese”.
E proprio tra le più coinvolte, quelle agricole: “A livello regionale e nazionale avevamo già anticipato l’adozione di tutte le migliori pratiche possibili per consentire a lavoratori e datori di lavoro di organizzare l’orario lavorativo in base al fresco e alle possibilità dei luoghi interessati” aggiunge il presidente di Coldiretti veneto, Carlo Salvan. “Checché se ne dica – continua – questa è l’ulteriore manifestazione di un clima difficile che dovrebbe porre riflessioni significative: il nostro lavoro agricolo è a rischio climatico, ormai da 20 giorni, è uno stress notevole per le colture, pone incognite sul prodotto finale quando andremo a raccoglierlo e ovviamente sui costi”.