E’ tempo per la parità salariale

Stefania Botton (Cisl) analizza la questione femminile: “Qui il gap più alto del Veneto”
“Bisogna adeguare le pensioni e potenziare i servizi per consentire alle donne di lavorare”

ROVIGO – “Bisogna potenziare i servizi. Solo così le donne saranno davvero libere di lavorare”.
Lo crede fermamente Stefania Botton, segretaria territoriale della Cisl di Padova Rovigo. In un Paese dove ancora le donne scelgono di licenziarsi o lavorare part-time per accudire figli, disabili o anziani non autosufficienti, la disparità di genere sul lavoro non potrà, secondo la sindacalista della Cisl, certo diminuire.

Botton, qual è oggi la situazione generale delle donne lavoratrici in Polesine?
“In Polesine, nonostante si siano fatti passi avanti rispetto al passato, e lo dimostrano i numeri sull’aumento dell’occupazione femminile, purtroppo si partiva da un gap molto elevato rispetto alle altre province, e quindi siamo ancora la provincia del Veneto in cui il divario con gli uomini è più ampio. Questo sia per numero di lavoratrici che per quanto riguarda la retribuzione”.

Quali sono i settori maggiormente esposti a discriminazioni di genere?
“Le maggiori differenze, dal punto di vista della percentuale di lavoratrici, sono nei settori che sono tipicamente maschili come l’edilizia, l’agricoltura, la metalmeccanica. Invece, purtroppo, dal punto di vista retributivo, i settori in cui le donne sono meno remunerate e soprattutto sono sottoposte a contratti di lavoro part-time e con retribuzioni molto basse sono quelli dei servizi come ad esempio pulizie, ristorazione, multiservizi, commercio e turismo e i servizi alla persona come coloro che lavorano nelle case di riposo”.

Cosa fare in generale e dal punto di vista normativo per migliorare la condizione delle donne a lavoro?
“Dal punto di vista normativo bisognerebbe obbligare ai rinnovi contrattuali alle scadenze regolari e non come il commercio che attende da anni il rinnovo con ovvie ripercussioni sulle retribuzioni che non riescono a stare al passo con l’inflazione e con il costo reale della vita. E, soprattutto, occorrerebbero stanziamenti maggiori rispetto al sistema dei servizi per fare in modo che le donne possano permettersi di lavorare, perché se non c’è un servizio pubblico che si prende cura dei bambini, dei ragazzi e degli anziani non autosufficienti sono solitamente le donne che sono indotte a licenziarsi dal posto di lavoro o a essere costrette ad accettare dei part-time che le portano ad avere retribuzione molto bassa nel corso della vita. E poi c’è il capitolo delle pensioni, che saranno, per le donne, molto più povere in futuro costringendole a dipendere dai loro compagni o mariti. Fortunatamente negli ultimi anni le leggi stanno obbligando le imprese ad avere sempre maggiore cura e attenzione all’equità e per contrastare le disparità tra uomini e donne anche grazie ai fondi del Pnrr, fondi sociali europei che incentivano la creazione di imprese da parte delle donne, il fondo impresa donna che prevede incentivi e sgravi fiscali e contributivi per le imprese che assumono donne. L’obiettivo, inserito nell’Agenda 2030, è quello della parità di genere come condizione essenziale indispensabile”.