La Cisl Fp lancia una petizione per la salvaguardia dell’ospedale Sant’Antonio

La Cisl Funzione Pubblica Padova Rovigo ha lanciato una petizione diretta al presidente della Regione Veneto Luca Zaia per la salvaguardia e l’integrità del modello sanitario padovano e in particolare per difendere l’ospedale Sant’Antonio. Questa mattina davanti all’entrata principale dell’ospedale la Cisl Fp ha presentato le iniziative che intende mettere in campo ed ha avviato la raccolta di firme a sostegno della petizione, rivolgendosi ai lavoratori della struttura, giustamente preoccupati per il loro futuro e a tutti i cittadini, interessanti a difendere i livelli di assistenza sul territorio.
“Abbiamo fatto nostre le preoccupazioni dei circa 1000 lavoratori – dice la petizione – tra medici, infermieri, tecnici, OSS e amministrativi che stanno assistendo impotenti e increduli a un progetto che si sta componendo sopra le loro teste senza coinvolgerli minimamente e che non dà garanzie ai cittadini dei livelli di assistenza che il Sant’Antonio negli anni ha assicurato. Per questo chiediamo una programmazione regionale graduale e attenta alle sensibilità del territorio, evitando accelerazioni che possano pregiudicare il servizio di eccellenza che i nostri professionisti dell’Ospedale Sant’Antonio garantiscono quotidianamente”.
La Cisl Fp ha chiesto un incontro urgente alla direzione dell’Azienda Ulss 6 Euganea e dell’Azienda Ospedaliera di Padova per avere le necessarie informazioni in merito al futuro dell’Ospedale S. Antonio. “Ad oggi – hanno detto Michele Roveron di Cisl Fp e Fabio Turato del coordinamento sanità pubblica – non abbiamo ancora nessun documento in mano. E’ grave che la discussione si esaurisca in anticipazioni, smentite e precisazioni sui social e sui media. Negli anni l’Ospedale Sant’Antonio ha saputo garantire ai padovani livelli assistenziali di eccellenza. La fusione prevista dalla legge 19 del 2016 delle tre ULSS padovane sta creando ancora grandi problemi organizzativi. Siamo ancora in mezzo al guado riorganizzativo, non si è ancora compiuta l’applicazione delle schede ospedaliere del 2013, non è ancora partito l’Ospedale di Comunità al Sant’Antonio e l’URT di Piove di Sacco, il territorio fatica a prendere in carico le dimissioni ospedaliere e ora in aggiunta arriva la ricollocazione dei 287 posti letto del Sant’Antonio previsti dalle schede 2019 (156 Area Medica, 121 Area Chirurgica e 10 Terapia intensiva)”. Le voci sul destino del Sant’Antonio si rincorrono già da qualche mese. “La sanità Padovana – aggiungono i sindacalisti – non può vivere di sperimentazioni infinite. Negli ultimi due anni si sono susseguite molte proposte, da quella di realizzare al Sant’Antonio l’Ospedale della Mamma e del Bambino, al Polo delle Neuroscienze, ad un volume scambiatore in prospettiva del nuovo ospedale di Padova Est (che molto probabilmente vedrà la luce fra 10 anni). Oggi si parla del suo conferimento all’Azienda Ospedaliera di Padova. Un unico fil-rouge: la mancanza di una programmazione condivisa e trasparente che parta dall’analisi dei bisogni di salute dei padovani”.