Più assunzioni rispetto ad ottobre, Padova aumenta anche in ottobre.

PADOVA – Buone notizie sul fronte del lavoro a testimonianza che il tessuto imprenditoriale padovano è sano e sta combattendo la difficile battaglia della ripresa. I dati di Veneto Lavoro, l’agenzia regionale che si occupa di monitorare l’andamento dell’occupazione, registrano per Padova nel mese di ottobre il solo dato positivo confortante di tutte le province venete. Con 787 occupati in più infatti è l’unico territorio a non subire pesanti perdite, come ad esempio Venezia e Verona dove il comparto turistico paga pesantemente la crisi pandemica. Tirano soprattutto il settore delle macchine elettriche, della chimica-plastica e il manifatturiero.

ASSUNZIONI

Se analizziamo il saldo delle assunzioni nei primi dieci mesi dell’anno e lo confrontiamo con il 2019, il solo anno probante vista la situazione anomala del 2020, ci renderemo conto che hanno superato addirittura quelle di due anni fa, dunque il territorio si è riassestato a livelli pre-pandemici. Non solo. le assunzioni sono state 8.155 nel solo mese di ottobre.

LICENZIAMENTI

A completare il quadro vengono altri due indicatori. Il primo riguarda i licenziamenti. Tutti sanno che erano bloccati fino al 30 giugno e anzi il governo ha prorogato la Cig fino a fine anno per alcuni settori. Ebbene Veneto Lavoro ha stimato l’impatto dal 30 giugno al 31 ottobre rilevando per Padova 149 casi, mentre sono stati 186 due anni fa. Stiamo parlando di licenziamenti per motivi economici di occupati a tempo indeterminato in aziende private non artigiane dell’industria.

DISOCCUPAZIONE

Il secondo indicatore pertiene alla disoccupazione. Qui la statistica vale da gennaio a ottobre e vede ancora una volta un dato migliore rispetto al 2019 quando avevamo 22.015 disoccupati al posto dei 19.503 di oggi.
Come leggere questi numeri? A livello generale la tendenza al licenziamento è inferiore in Veneto rispetto a due anni fa e riguarda la metà delle ditte. Quindi tutti cercano di tenersi i propri dipendenti soprattutto quando li hanno formati. Il secondo aspetto riguarda le dimissioni volontarie. Che sono aumentate perché nel giro di 30 giorni oltre il 54 per cento si ricolloca, quindi se si cambia è per andare in meglio, perché il meglio esiste.

NON È TUTTO ORO

I numeri però vanno interpretati. E basta parlare con Aldo Marturano, segretario della Cigl, per capire che sì, c’è stata una ripartenza, ma non è tutto oro quello che luccica. «Veneto Lavoro non lo distingue per singolo territorio ma basta guardare al dato generale per farsi un’idea che questo movimento positivo è in verità legato al 90 per cento a contratti a tempo determinato. Guardiamo al saldo nei primi 10 mesi in Veneto: 52.990 assunzioni. Quante sono quelle a tempo indeterminato? 3.378. La ripresa si lega a lavoro precario con contratti non dico di sei mesi, a volte di pochi giorni, insomma legata al momento. È un dato che riflette quello nazionale dove le attività sono in aumento ma la stabilità del lavoro tutt’altro. Certo il manufatturiero è ripartito, aumenteremo il Pil del 6 per cento ma il lavoro sarà sempre usa e getta. Conforta il dato dei licenziamenti, quello sì dimostra che il sistema ha tenuto. Ma il dato della disoccupazione non è quello probante. Perché riguarda chi ha perso il lavoro e lo sta cercando. In verità esiste una massa di inattivi molto più ampia.

LA PROSPETTIVA

Anche Samuel Scavazzin, segretario della Cisl, la vede allo stesso modo. Ma con lui cerchiamo di capire che cosa succederà da qui in avanti. «Vede, il ricorso al tempo determinato non mi scandalizza in questo momento. Nelle imprese c’è ancora paura di quello che succederà. L’importante è creare le condizioni perché si arrivi alla stabilizzazione. E se non ci riusciamo ora almeno dare dei contratti migliori che aumentino la capacità di spesa visto che sta aumentando tutto. Per quanto riguarda i risultati di Padova sul fronte occupazione si vede chiaramente la dinamicità e la flessibilità del nostro territorio e il fatto che ci siano delle produzioni particolarmente solide, dal manifatturiero al chimico all’agroalimentare. Anche il turismo ha risentito di una certa ripresa. Lo si deduce anche dal fatto che i licenziamenti sono pochi. Le imprese anzi cercano affannosamente operai specializzati proprio per la particolarità dei prodotti che fanno. E quelli che hanno se li tengono stretti».