«Troppi i giovani che vanno via dobbiamo garantir loro un futuro senza dimenticare agli anziani»

Samuel Scavazzin, segretario provinciale della Cisl Padova: «Troviamo le giuste sinergie con tutte le forze in campo»

 

PADOVA «Unità». La parola d’ordine di Samuel Scavazzin, segretario provinciale della Cisl Padova, è perentoria e, allo stesso tempo, iconica. È proprio all’unità sindacale che il numero uno dell’organizzazione dei lavoratori della città del Santo richiama con forza le altre sigle, Cgil e Uil su tutte. Secondo Scavazzin, infatti, le sfide che si stanno combattendo sul territorio necessitano di un fronte compatto e senza crepe.

Segretario, quali sono le principali emergenze sul territorio?

«Cerchiamo di trovare le giuste sinergie con tutte le forze in campo. Mai come adesso abbiamo bisogno di fare sinergia. Fra Covid, guerra in Ucraina, prezzi alle stelle, l’unico modo di reagire è quello di stare compatti. Sarebbe bello costruire un modello padovano di partecipazione su varie scelte. Padova e il territorio: vedo un’attività molto importante, nei competent center e nel progetto della Camera di Commercio di Padova hub metropolitano. Abbiamo specificità che dobbiamo esaltare. La crisi possiamo superarla tutti insieme».

Solo criticità?

«Affatto. Abbiamo anche tantissime opportunità da cogliere e ci sono tanti lavori fatti con il Pnnr che andranno a migliorare la nostra situazione, in particolare quella del bacino termale Euganeo di Abano e Montegrotto. Ci sono, inoltre, industrie d’elite, che abbracciano diversi settori, fra cui quello agricolo».

E ora tocca alla note dolenti del territorio.

«Lo spopolamento è forse il più grande problema. Non ci sono giovani che restano, non si può fare programmazione. Bisognerà creare politiche che partono da Roma. Abbiamo una grande università, ma la quasi totalità se ne va dopo la laurea. E questo non va bene».

Come ha cambiato Padova e il suo territorio il Covid?

«Veniamo da tre anni di pandemia che hanno scombussolato il mondo del lavoro. Il concetto di smart working è cambiato, è quasi una necessità. Abbiamo la fortuna di essere su un territorio in cui abbiamo la seconda Confindustria d’Italia. Le nostre controparti sono forti numericamente, è un’opportunità, non un limite».

Capitolo sanità. Come vi state muovendo?

«Ci sono emergenze sociali sul fronte sanitario. Medici, infermieri e Os hanno dato anche quello che non avevano. Vediamo purtroppo che stanno sparendo i medici di base, una situazione che si ripercuote sui piccoli paesi per poi allargarsi. Si intasano i pronto soccorso. Le persone più anziane, inoltre, hanno un rischio elevato di povertà. Il caro vita è altissimo non riescono più a sopperire alle mancanze delle famiglie».

Perché a Padova non si fanno più figli?

«Mi ha colpito molto la ricerca della Fondazione Moresco, secondo la quale in Veneto non si fanno più figli. Su Padova c’è un preoccupante -36,1% di neonati. Questo ci deve far riflettere, non ci sono più le garanzie lavorative di qualche anno fa e il lavoro è sempre più precario: questa è sicuramente una delle cause».

Gli anziani del territorio come stanno?

«Male. Spendono 450 euro in più l’anno come carrello della spesa, un problema enorme. Al banco dei prodotti calmierati hanno aderito pochi esercizi, questo è inquietante e non va bene purtroppo»

Sul trasporto pubblico che posizione avete?

«C’è stata una vacanza di dirigenza che ha prodotto diversi problemi. Gli stipendi sono molto bassi, mancano corse e autisti. Va ripensato tutto il sistema».