I sindacati: «Fusioni dei Comuni per evitare lo spopolamento»

L’80% ha meno di 5 mila abitanti. Polesella- Guarda verso il referendum

ROVIGO La fusione dei Comuni come strumento di lotta allo spopolamento del Polesine. È quanto sostengono in un documento congiunto i segretari provinciali della Cgil Pieralberto Colombo, della Cisl Samuel Scavazzin e della Uil Gino Gregnanin. In provincia di Rovigo in discussione attualmente c’è la fusione tra Polesella e Guarda Veneta, 4.800 residenti circa in totale, il cui piano di fattibilità è già stato votato dai rispettivi consigli comunali. Il referendum consultivo tra i residenti dei due Comuni è previsto entro l’anno. «Il costante spopolamento che da anni colpisce la provincia di Rovigo – spiegano i tre segretari confederali – con il progressivo impoverimento sul versante dei servizi pubblici e privati per i cittadini in molti Comuni, rende necessaria tale misura per invertire la rotta. Oltre l’80 per cento dei Comuni polesani ha ormai una popolazione inferiore ai cinquemila abitanti».

L’attuale frammentazione in Polesine, continuano i tre esponenti del sindacato, «non solo è anacronistica ma è ormai controproducente. Lo si è visto palesemente con i progetti locali per l’utilizzo dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, riservati a realtà comunali di almeno 15mila abitanti». Per Colombo, Scavazzin e Gregnanin «le fusioni, e non le unioni che si sono rivelate inefficaci, consentirebbero importanti economie di scala che libererebbero risorse economiche oltre a maggiore efficienza e disponibilità di servizi, con indubbi vantaggi per tutti i cittadini. Questo aspetto – chiudono – emerge da tutti gli studi compiuti in materia». Per una realizzazione più rapida ed efficace di tali percorsi, concludono il ragionamento i tre segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, «riteniamo che debbano anche essere riviste le attuali procedure. Su questo specifico aspetto va stimolata e coinvolta la Regione, così come pure la Provincia. È ormai in gioco, anche sotto questo aspetto, lo sviluppo ed il progresso del Polesine».

I precedenti tentativi di fusione intercomunale in Polesine, finora, sono stati respinti dai residenti. Nel febbraio 2014 la maggioranza degli interessati disse «No» nel referendum consultivo per Civitanova Polesine, che avrebbe dovuto nascere dalle «ceneri» di sei Comuni: Pincara, Costa, Villamarzana, Villanova del Ghebbo, Frassinelle ed Arquà Polesine. A votare a favore furono solo Pincara e Frassinelle. Niente da fare neanche per il tentativo, del dicembre 2018, di fondere Polesella e Frassinelle. A differenza di quattro anni prima la maggior parte dei residenti di Frassinelle disse «No», e così il referendum naufragò dato che serviva la maggioranza in entrambi i comuni. La Regione ha un piano per la fusione dei piccoli Comuni in ottica di miglioramento dei servizi e del personale: sarà presentato entro l’anno.