«Rischio idraulico, interventi subito o sarà catastrofe»

Nella prima metà di maggio la stazione Arpav di Trecenta ha registrato 251 millimetri di pioggia, il valore più alto di tutto il Veneto, anche se in tutto l’Alto Polesine i valori sono superiori ai 200 millimetri e non è escluso che qualche zona, non coperta da pluviometri Arpav ne sia caduta anche di più. Al punto che sul bacino del Fissero – Tartaro Canalbianco in metà mese si registra un surplus pluviometrico rispetto ai valori medi dell’intero maggio pari al +78%. Senza contare che anche negli ultimi giorni è piovuto quasi ininterrottamente. In montagna è tornata la neve. E se lo spettro della siccità sembra scacciato con le falde che hanno avuto ricariche «come non se ne vedevano da almeno un anno e mezzo», nota Arpav, seppure al 15 maggio rispetto alla media storica mensile i deflussi siano risultati inferiori del -25% sull’Adige a Boara Pisani e del -58% sul Po a Pontelagoscuro, c’è da fare i conti con nuovi rischi. Che, purtroppo si sono materializzati oltre Po.
 
SITUAZIONE DRAMMATICA
Proprio sulla situazione drammatica dell’Emilia-Romagna si incentra la riflessione della Cisl: «Diamo il meglio nell’emergenza, ma non siamo altrettanto bravi nell’ordinaria amministrazione». In una nota, il segretario generale della Filca Cisl di Padova Rovigo Giorgio Roman, il segretario generale della Cisl di Padova e Rovigo Samuel Scavazzin e il segretario generale della Fai Cisl Padova Rovigo Gilberto Baratto, sottolineano come «quanto accaduto in Emilia Romagna deve farci riflettere sulla fragilità anche del nostro territorio. Il cambiamento climatico in atto sta aggravando i fenomeni di particolare intensità in tutto il mondo, specie nelle zone a basso livello sul mare, come è tutta la pianura Padana e la zona del Delta. La tempesta non si può evitare, ma ci si può preparare ad affrontarla».
I tre sindacalisti, puntano il dito sulla cementificazione: «Manca un progetto a lungo termine per la tutela del suolo, che limiti le inondazioni, ma anche i disagi che sempre più spesso accompagnano fenomeni di moderata intensità, e che riduca l’impatto dei periodi di siccità, come quello che ha preceduto le attuali piogge. Tante problematiche derivano da anni di espansione urbana e industriale spesso incontrollata e di scarsa attenzione alla tutela dell’ambiente e del paesaggio. Un rilancio per il settore edile potrebbe venire invece dai progetti finalizzati al recupero del patrimonio edilizio esistente per evitare ulteriore consumo di suolo. Secondo il rapporto Ispra 2022, il Veneto è la seconda regione italiana per consumo di suolo: l’11,9% contro il 7,9 di media. È la conseguenza anche del campanilismo di molti Comuni che ha portato in passato alla frammentazione delle aree industriali, a scapito di quelle agricole, che svolgono invece un ruolo importante nella riduzione del rischio idrogeologico e la difesa del territorio».
 
Dalla Cisl, dunque, arriva un appello: «Aumentare le risorse per la creazione di bacini di laminazione che permettano raccogliere l’acqua dei fiumi in caso di piena e di restituirla nel periodo di scarse precipitazioni, proteggendo così le aree urbanizzate e limitando il rischio idraulico. Serve anche maggior coordinamento e investimenti per valorizzare il ruolo dei Consorzi di bonifica nella gestione e manutenzione ordinaria di canali, torrenti e ruscelli. Bisogna intervenire subito nell’ordinario per evitare domani di affrontare una catastrofe».